Quest'anno il primo maggio non potrà essere celebrato in piazza, ma comunque le vie e le piazze saranno presidiate dalle donne e gli uomini che stanno lavorando,
lottando contro la pandemia da “covid 19” e quindi prima di tutto il nostro pensiero va ai dottori,
infermieri, addetti alla sanità pubblica e privata , ai volontari, alle forze dell'ordine ai lavoratori del commercio e
dei servizi e a tutti quelli che con spirito di servizio si dedicano al bene di questo paese e dei cittadini.
Sarà come sempre un primo maggio di lotta, come Uil Cgil e Cisl non vogliamo fare vuota e stucchevole retorica ma ricordare agli smemorati censori del movimento dei lavoratori, quasi sempre dal proprio comodo divano, che se l'epidemia virale è evento difficilmente prevedibile le sue conseguenze sono amplificate da decenni di politiche liberiste che hanno smantellato la sanità, il welfare, la dignità e i diritti dei lavoratori. Dove sono le forze del mercato, i robot, l'intelligenza artificiale?
Dove sono i cantori del liberismo senza regole? Quello che sta tenendo in piedi il paese sono le lavoratrici e i lavoratori che spesso senza neppure i mezzi necessari stanno creando le condizioni perché ci possa essere un futuro quando questa tragedia assumerà contorni meno nefasti.
Crediamo che da questo primo maggio bisognerà innanzi tutto prendere atto che è ineludibile cambiare paradigma economico, che al mero profitto a tutti i costi bisogna affiancare uno sviluppo che tenga conto delle compatibilità ambientali e delle persone. E allora lavoro in sicurezza parte da una iniziativa forte che metta in sicurezza le persone, investire nella sanità pubblica e territoriale con un'opera di prevenzione che metta in sicurezza gli individui più fragili, gli operatori i cittadini.
Lavorare in sicurezza per costruire il futuro vuol dire valorizzare l'economia di prossimità, riconoscere il valore e la dignità del lavoro nei confronti del capitale. I morti della pandemia non possono far dimenticare le oltre mille morti sul lavoro, il lavoro nero, il lavoro servile di alcuni settori dell'economia, il lavoro di cura non riconosciuto alle donne. Significa dirottare gli investimenti che vengono evocati non per remunerare gli azionisti (spesso i pochi soliti noti) ma per un piano straordinario di manutenzione delle infrastrutture: strade, ponti, scuole, ospedali, alvei dei fiumi per dotare anche i territori delle infrastrutture immateriali delle tecnologie informatiche. E poi un piano straordinario per valorizzare il capitale umano: sostegno all'istruzione, formazione e ricerca, è avvilente vedere come molti dei migliori esperti in molti campi operino all'estero perché nel nostro paese non vi sono le condizioni.
La lotta per un lavoro sicuro e per la ricostruzione di questo paese significa dirottare le risorse la dove servono realmente, significa ridurre le diseguaglianze di opportunità, di genere e di reddito significa che ognuno deve fare la sua parte per il bene comune, come sempre i lavoratori e il sindacato saranno in prima linea,